
I monumenti vanno bene così come sono?
In questo laboratorio analizzeremo il ruolo che i monumenti ricoprono nella narrazione pubblica della storia, invitando i ragazzi e le ragazze a esercitare uno sguardo critico non solo sul passato, ma sulla sua narrazione nel presente e proponendo una simulazione di voto - un "referendum di gruppo” - per riappropriarsi dello spazio pubblico.
Se guardiamo al passato, possiamo dire che la statua dedicata a un individuo o un evento è sempre stata considerata il punto più alto della glorificazione civile, rendendolo un esempio da seguire. I monumenti sono quindi il simbolo visibile del processo di costruzione del passato, dei suoi eroi e miti, operato da chi in quel momento detiene il potere politico (e di scelta su cosa edificare nello spazio pubblico e per chi).
Ad un occhio attento, queste statue quindi rivelano come si sia svolta l’operazione di selezione del passato e “invenzione della tradizione” (Hobsbawm, 1983), nonché il punto di vista scelto per raccontare il presente da parte di chi sta promuovendo la monumentalizzazione.
Le statue realizzate per la monumentalistica pubblica sono il simbolo più tangibile della visione storica di una collettività e questo processo di attribuzione di significato ha origini lontane e si lega alla nascita degli stati nazionali nell’Ottocento. La memoria che queste rappresentano viene tramandata sulla base del giudizio morale che esse suscitano nel presente di chi le edifica, cristallizzandone il significato e talvolta rivestendo intere epoche di stereotipi che graveranno per molti decenni su di loro.
Per queste ragioni, nonostante il tempo trascorso, le statue portano nello spazio pubblico un discorso che non è sempre neutro o condiviso attirando su di loro critiche e contestazioni.
Un'attività a cura di Associazione culturale di Promozione Sociale LAPSUS – Laboratorio di analisi storica del mondo contemporaneo.
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