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Foto di Osman Yunus Bekcan su Unsplash
Foto di Osman Yunus Bekcan su Unsplash

Fare musica con i ragazzi e le ragazze: un ponte per la relazione

Che musica ascoltano gli adolescenti? Quanto incide la cultura musicale nella vita di ragazze e ragazzi? La musica può essere un ponte per il dialogo e la relazione? Un articolo per approfondire il tema.

Antonio Sofia, Ricercatore INDIRE che si occupa di Hip-Hop based Education nell'attività Laboratorio Rap del progetto "Educazione e Musica", in questo articolo ci guida in un percorso di scoperta, educazione e relazione con i ragazzi e le ragazze attraverso la musica.

CHE MUSICA ASCOLTANO I RAGAZZI E LE RAGAZZE?

 

Ogni anno l’IFPI (International Federation of the Phonographic Industry, l’organizzazione che rappresenta l’industria discografica a livello globale) pubblica “Engaging with music”, una ricerca sui consumi musicali nei principali 26 mercati del mondo.  

Nel 2023 l’indagine ha coinvolto 43.000 persone. Dalle interviste risulta che in Italia si ascolta musica per 20,9 ore alla settimana.

Il 71% degli intervistati italiani considera la musica importante per il benessere psicologico; durante la pandemia (indagine 2021) questo stesso dato per i giovani tra i 16 e i 24 anni raggiungeva il 90%; in quel periodo l’uscita di nuovi brani musicali era un sollievo per il 71% degli intervistati tra i 16 e i 19 anni. 

I ragazzi e le ragazze ascoltano musica mentre vanno a scuola, mentre studiano, quando si rilassano o quando escono insieme; spesso in cuffia o dal cellulare, in brani singoli raccolti in playlist più che per dischi completi, guardando i video degli artisti o scorrendo le storie e i tik tok sui social dove le canzoni, a pezzi, accompagnano i più svariati contenuti.

Dalle classifiche della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) risalta quanto il rap e i suoi sottogeneri siano presenti nelle nostre colonne sonore quotidiane: tra i primi venti album più ascoltati nel 2023 ben tredici sono prodotti rap o trap in italiano. 

LA MUSICA: UN PONTE PER LA RELAZIONE

La musica è così importante da essere un buon canale per conoscersi.

Che musica ascolti? Chi segui su Instagram? Hai sentito l’ultimo pezzo di Baby Gang? Per chi stai nel dissing tra Drake e Kendrick Lamar? Preferisci Ele A o Anna Pepe? Ma Shiva torna? Quanto vorrei andare al concerto di Lazza o Geolier! Ma Kid Yugi è “dio”.  

Questo verosimile succedersi di battute attiva discussioni, stimola approfondimenti, dona a ciascuno e ciascuna colori e fisionomie riconoscibili; alimenta incontri e relazioni nei quartieri, nei corridoi delle scuole, sul web; compone una riserva di parole generatrici*1. Ci sarà chi proverà a cantare, a rappare, a ballare o a suonare uno strumento; chi si impegnerà a produrre un brano sul suo computer; chi si improvviserà critico musicale su Twitch e Youtube reactando alle ultime uscite. 

Se l’educazione si realizza nella relazione, anche per chi ha una responsabilità educativa la musica è un ponte per incontrarsi e conoscersi, per accordarsi e completarsi, per realizzare quelle esperienze da cui si apprende qualcosa di significativo, di potente, che dischiude possibilità al presente, estraendo valore da ogni passo percorso ed espandendo l’orizzonte sul futuro*2

Cultural relevant pedagogy: cos'è e come nasce

L’ha pensato Gloria Ladson-Billings, la pedagogista americana che ha introdotto la Cultural relevant pedagogy*3 sul finire degli anni ‘80, a partire dall’idea che tutte e tutti devono poter essere protagonisti di una felice storia educativa.  La Ladson-Billings si era posta un problema: la scuola sembrava non funzionare per chi proveniva da famiglie dal basso reddito, spesso afroamericane o latine, e non offriva, quindi, opportunità per migliorare le proprie condizioni di vita a tutti e tutte nello stesso modo.  

Per capire cosa fare ha studiato per anni le pratiche di alcune insegnanti impegnate in un difficile contesto suburbano: erano maestre riconosciute per le loro capacità tanto dai colleghi quanto dai genitori e cercò di carpire i segreti del loro lavoro quotidiano, frequentando le loro classi per due anni, in media tre volte alla settimana.  

3 PRINCIPI PER UNA SCUOLA EQUA E FELICE: 

Alla fine, comprese insieme a loro che una scuola equa e felice si fonda su tre principi: 

  1. Tutti gli studenti devono sperimentare il successo accademico. 
  2. Tutti gli studenti devono sviluppare e mantenere una competenza culturale, acquisendo familiarità con almeno un’altra cultura (“ogni aspetto dello sforzo umano, inclusi il pensiero, le percezioni, i sentimenti e le attitudini”) oltre a quella di provenienza. 
  3. Tutti gli studenti devono sviluppare la coscienza sociopolitica necessaria per sfidare lo status quo del corrente ordine sociale, con uno scarto rispetto alla pedagogia critica nel porsi l’obiettivo di una coscientizzazione collettiva e non solo individuale. 

Ma Gloria Ladson-Billings era una ricercatrice irrequieta. Aveva accumulato grandi esperienze soprattutto nel primo segmento della scuola; le mancava di capire cosa potesse cambiare man mano che l’infanzia si allontanava e si affacciava l’adolescenza.  

Nel 2012 due colleghi, Django Paris e H. Salim Alim, la persuasero di un’idea: crescendo, i legami tra coloro che condividono l’età evolutiva si intensificano al punto da relegare allo sfondo tutto il resto; le ragazze e i ragazzi si collegano, si contaminano, si trasformano, appartengono a una loro cultura: una cultura irriducibile alla somma delle loro storie precedenti, una cultura da accogliere e da cui farsi accogliere per comprendere i cambiamenti, le fluidità e gli ibridi di cui si compongono le classi scolastiche. 

Così a 65 anni, Gloria Ladson-Billings fu colpita proprio dalla musica che i ragazzi e le ragazze ascoltavano e da cui erano tenuti insieme, nata da una cultura giovanile irrequieta, imprevista e travolgente: l’Hip-hop. Dall’Hip-hop e dalle sue “discipline” (il rap, il dj-ing, il ballo breaking e i cosiddetti graffiti) era possibile ricavare nuova energia per i principi che aveva riconosciuto nel suo lavoro alla scuola primaria: l’adulto con una responsabilità educativa doveva percorrere quel ponte per poter esplorare il mondo quotidiano degli adolescenti.  

Un'autentica curiosità permise alla Ladson-Billings di scoprire l’estrema somiglianza tra il tempo della scuola felice e il flow di chiunque ami ciò che sta facendo e desidera imparare a farlo ancora e al meglio, affrontando la frustrazione, la fatica e l’inerzia dello spazio fisico e sociale, immettendo in quello spazio le traiettorie nuove, i deragliamenti creativi da cui possono originare le speranze inattese.

I DJ hanno animato feste epocali sulle macerie di un territorio abbandonato dalle istituzioni; i rapper si sono sfidati nelle rime, fino a catalizzare sui loro versi l’interesse dell’opinione pubblica; i breaker hanno ballato ovunque, reinterpretato stili e conquistato lo show-business; i writers sono passati dalle fughe notturne per evitare gli arresti alle esposizioni nelle gallerie d’arte internazionali.   

Accadde così nel Bronx sul finire degli anni ‘70, accade così ancora oggi dopo cinquant’anni in tutte le periferie geografiche, politiche, socioeconomiche del globo. 

Questo è il principio educativo dell’Hip-hop: chi ha una responsabilità educativa deve imparare come reinventarsi nel contesto delle nuove forme e delle nuove pratiche culturali*4, ideare percorsi che connettono l'esperienza individuale e collettiva alla realtà come limite generativo, come contesto-mondo*5 di cui si ha necessità per agire con un senso e in cui trovare riscatto, come terra comune di cui prendersi cura nel rispetto per l’evoluzione consapevole di ciascuno e ciascuna. 

Sei interessato al tema?

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1 v. P. Freire, Pedagogia degli oppressi, Edizioni Gruppo Abele, 2022 

2 - v. J. Dewey, Esperienza e educazione, Raffaello Cortina Editore, 2014

3 - G. Ladson-Billings, Cultural relevant pedagogy: asking a different question, Teachers College press, 2021 

 4 - v. G. Ladson-Billings, From Big Homie the O.G., to GLB: Hip-Hop and the Reinvention of a Pedagogue, in C. Emdin, E. Adjapong, Revolutionizing Urban Education: Hip-Hop, pedagogy and Communities, vol. 1, Brill Academic pub, 2018, p. 26

5 - G. Biesta, Il mondo al centro dell’educazione, tab edizioni, 2023

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