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Ragazzi che si abbracciano
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La giustizia riparativa a scuola

In questo articolo, Filippo Furioso, Dirigente in quiescienza e Supporter di Fuoriclasse in Movimento, con esperienza nell’ambito di percorsi di giustizia riparativa che coinvolgono minori, invita a riflettere sui possibili percorsi di giustizia riparativa nella scuola. Le considerazioni esposte sono anche il frutto dell’esperienza di alcune scuole torinesi insieme all’ASAI (Associazione di Animazione Interculturale di Torino).

 

Cosa si intende per giustizia riparativa

La Giustizia riparativa è una diversa risposta alla commissione di un reato  che intende farsi carico e affrontare le conseguenze dannose del reato e le sue cause con metodi collaborativi, incentrati sulla riparazione dei danni alle persone e alle relazioni.

I principi dei percorsi di giustizia riparativa:

  • La trasgressione è vista come evento relazionale (le persone sono al centro).
  • Si considera il danno concreto e/o emozionale fatto alle persone.
  • Si lavora sulla necessità di riparare il danno, anche “solo” simbolicamente.
  • Si assume la centralità dei bisogni e della partecipazione della/e vittima/e, offrendole ascolto e supporto, e della comunità coinvolta.
  • Si coinvolge, con ruolo attivo, l’autore nella riparazione e/o comunque in attività utili a lei/lui e alla comunità scolastica che abbiano una durata significativa, ricercando il massimo di consapevolezza e assunzione di responsabilità da parte sua.
  • Anche nella prospettiva di una sua buona riaccoglienza all’interno della comunità si prevede un momento di incontro tra l’autore, la/le vittima/e e le persone della comunità coinvolta.

Introdurre la giustizia riparativa a scuola

Anche nella scuola gli adulti «si muovono spesso in quelle “zone grigie”, di difficile lettura, in cui il reato è sempre sul punto di affiorare dal mare delle relazioni e di situazioni difficili e conflittuali. “Bullismo e cyberbullismo», Giulia Maria Bouquié – Maggioli Editore, 2016

Le scuole sono un contesto aggregativo in cui spesso vengono compiuti i reati dei minori, o comunque trasgressioni talvolta anche gravi, ma sono contemporaneamente il contesto privilegiato per affrontare tematiche attinenti alla gestione delle relazioni e dei conflitti.

Ancora, la scuola è una comunità educante che gestisce una sua Giustizia interna, con regole scritte e comportamenti quotidiani. Questa gestione è molto importante perché educa alla giustizia e promuove senso di giustizia (o di ingiustizia).

Inoltre l’esperienza secolare della pratica di “note e sospensioni” non pare garantire un adeguamento consapevole e responsabile degli studenti alle regole degli Istituti scolastici.

Lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti (DPR 24 giugno 1998, n. 249 modificato dal DPR 21 novembre 2007, n. 235) prevede che le sanzioni siano” ispirate, se possibile, alla riparazione del danno” e che “allo studente deve essere offerta la possibilità di convertirle in attività in favore della comunità scolastica”.

Da queste semplici considerazioni nasce la consapevolezza dell’importanza di introdurre nelle scuole un approccio ed interventi di Giustizia riparativa.

I percorsi di Giustizia riparativa a scuola: un’alternativa all’allontanamento da scuola (sospensione)

Oltre all’importanza ed utilità di introdurre pratiche educative con un approccio riparativo a conflitti, violenza e trasgressioni, a scuola si può iniziare a individuare percorsi di Giustizia riparativa alternativi alle “sospensioni”.

Ecco alcuni esempi di cosa si può attuare nel concreto:

  • Percorsi, più che “semplici” attività, nel cui cammino la /il ragazza/o è seguita/o da un adulto che ha il compito di ascoltare, sostenere, valorizzare i risultati positivi raggiunti, favorire nel dialogo maggiori consapevolezza ed assunzione di responsabilità da parte dell’autore,  nei confronti della trasgressione e della lacerazione e sofferenza prodottesi nelle relazioni personali e sociali.
  • Percorsi  che siano il più possibile personalizzati: come un abito su misura.
  • Percorsi che auspicabilmente siano realizzati con il supporto di associazioni che nel territorio operano con un’ottica educativa e con cui la scuola collabora (le famose Reti , i Patti Educativi Territoriali, Protocolli d’Intesa, …).

Come articolare concretamente un Percorso di Giustizia riparativa a scuola:

  • Nel Consiglio di Classe di disciplina alla/al ragazza/o, in sostituzione di una sospensione, si offre la possibilità di un percorso riparativo, con il coinvolgimento e consenso dei genitori.
  • Nel Consiglio di Classe viene individuato un referente dedicato a quella situazione.
  • Se possibile si coinvolge una/un “tutor” esterno alla scuola (scelto tra le associazioni di cui sopra) che seguirà lo studente per tutto il percorso.
  • È  utile pensare ad un coinvolgimento anche del personale ATA.  Sarà utile prevedere un qualche riconoscimento dell’impegno del personale scolastico a livello di contrattazione di istituto.

  • Gli adulti così coinvolti operano per un’ideazione condivisa del percorso riparativo e per la sua realizzazione, a partire dalla presentazione e condivisione dello stesso con l’autore.
  • La/il tutor (Docente o esterno) propone alla vittima ascolto e supporto.
  • Al termine del percorso la/il tutor, la/il Docente referente del percorso e la/il ragazza/o elaborano una propria relazione finale sull’esperienza.
  • Infine si organizza un incontro di ricomposizione con la vittima e tutte le persone coinvolte (della o di più classi, adulti, ecc.) nel corso del quale l’autore racconta la propria esperienza, si confronta con la/le vittima/e e con gli altri componenti della comunità scolastica coinvolta.

 

Giustizia riparativa a scuola: leggi il racconto di un’esperienza concreta vissuta in una scuola media di Torino

Questo percorso è stato avviato nel marzo 2022 e ha coinvolto un’alunna e la sua classe II di scuola media ed una V di scuola primaria di un IC di Torino. Filippo Furioso, referente del percorso, racconta l'esperienza vissuta.

"A seguito di un episodio che ha visto la protagonista portare un coltello a scuola perché, ha dichiarato, esasperata dalle prese in giro e molestie di alcune compagne, dopo aver espletato tutte le procedure previste dalla normativa e riprese nel Protocollo siglato tra l’Istituto Comprensivo e l’Associazione ASAI (convocazione di un Consiglio di Classe straordinario-di disciplina con la partecipazione dei genitori e della ragazza, co-progettazione di un’ipotesi di percorso educativo-riparativo a lei adatto, messa a punto dello stesso), si sono previsti 8 incontri settimanali di 2 ore ciascuno presso una classe della vicina scuola primaria dello stesso Istituto Comprensivo.

Gli obiettivi del percorso sono stati:

  • avviare un processo di responsabilizzazione rispetto alle dinamiche dello ‘stare insieme’, di presa di coscienza dell’importanza delle regole (motivo per cui si è scelto di lavorare sui giochi) e della difficoltà di farle rispettare, 
  • attenzione al funzionamento di un gruppo in situazioni diverse, ma anche delle relazioni personali-individuali
  • scoperta di risorse/capacità personali scarsamente considerate dalla ragazza stessa.

Per il percorso è  stata individuata una classe V della scuola primaria, vicina al plesso centrale. Con l’insegnante della classe V è stato stabilito che nel percorso educativo si sarebbero alternati un incontro nel quale la ragazza avrebbe presentato dei giochi ed un incontro nel quale avrebbe aiutato le insegnanti nello svolgimento delle attività didattiche ordinarie.

Di sua iniziativa l’insegnante ha presentato la ragazza come una studentessa che faceva uno stage.

Per ogni incontro dedicato ai giochi, la ragazza sceglieva i giochi da svolgere a partire da una lista predisposta da me.

Tra un incontro e l’altro le/i bambine/i della classe scrivevano le loro impressioni e le emozioni provate, consegnandoli alla ragazza all’incontro successivo.

In tutti gli incontri nei quali venivano proposti i giochi, la classe è stata divisa in 2 gruppi con i quali si sono sempre svolti gli stessi giochi, sia in palestra sia nel cortile. Siamo sempre stati coadiuvati dall’insegnante di sostegno della classe per la presenza di un alunno con disabilità.

Negli incontri dedicati alla didattica quotidiana la collaborazione della ragazza è stata per lo più per attività artistiche molto curate dall’insegnante. C’è stato anche qualche inevitabile momento di noia, ma  la stessa alunna ha riconosciuto che anche questo era comprensibile in un percorso così articolato.

L’accompagnamento da una sede all’altra è sempre stato fatto con l’ausilio di una/un collaboratrice/ore scolastica/o.

Svolgendo il proprio compito, con la “leggerezza” che permette il gioco e le successive riflessioni e la loro condivisione, la ragazza ha potuto meglio comprendere l’importanza del rispetto reciproco, del senso di responsabilità individuale e collettivo, delle dinamiche/regole di funzionamento di quello specifico sistema che è una classe.

Questi aspetti sono emersi soprattutto durante il tragitto di andata e ritorno tra le due scuole,  commentando alcune riflessioni che è stata invitata a scrivere, inoltre un altro momento di riflessione importante è stata la preparazione della restituzione alla propria classe al termine dell’esperienza.

La restituzione è stato un bel momento ed ha visto la partecipazione attiva di compagne/i, della Prof.ssa referente per il progetto nella classe e della Dirigente scolastica.

La ragazza ha presentato il lavoro illustrando il materiale preparato su un Power Point ed ha risposto ad alcune domande dei compagni e degli adulti. Le/i compagne/i sono sembrati molto attente/i e partecipi, sono entrate/i anche nel merito di questa proposta di Giustizia riparativa a scuola dichiarando una decisa preferenza rispetto alla classica punizione della sospensione dalle lezioni.

Dopo un’ora di chiacchierata collettiva l’incontro si è chiuso con un applauso, forse liberatorio per tutte/i."